Youri EGOROV

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Il Tempo - June 3, 1976
With special thanks to Fabio D'Orsogna and Dott. Giuseppe D'Errico, Ufficio Digital Library, Biblioteca Nazionale Centrale "Vittorio Emanuele II, Roma.
Abbiamo scoperto il rifugio de Jegerov Teme per la vita il pianista russo fuggito da Brescia. E' << prigioniero >> al campo die Farta, guardate a vista notte e giorno da guardie armate e registrato sotto falso nome - Una << grama politica >> che L'italia ha fretta di scaricare - Tre amori proibiti: la liberta una donna, il jazz - Una solo lettura: la Bibbia di un pastopre protestante. Foto pag. 1 Il pianista russo Yuri Jegorov al campo profughi di Farfa; in primo piano, la radiolina dalle quale sta ascoltando musica jazz (Foto di Rino Barillari). Dal nostro corrispondente speciale. Farfa Sabina, 2 giugno. Due amori segreti e ancora proibiti: una donna e la liberta. Ferse anche un terzo, il jazz. Tutti amori per il momento irraggiaungibili. Yuri Jegerov - il giovane pianista pallido venuto da Mosca ed eclissatosi a Brescia proprio la sera del 17 maggio scorso in cui dova eseguire al << Teatro Grande >> il prediletto Dimitrij Shostakovic, e al XIII Festival internazionale diretto dal maestro Agostino Orizio c'era molta attesa per il suo debutto perche l'ospite non era un invitato degli organizzatori italiani, ma un delagato della cultura ufficiale sovieta e per essa di quel << Gosconcert >> che e un po' il soviet dei musicisti russi - e prigioniero di se stesso uno sfortunato e introverso eroe romantico. E' nascosto in Sabina a Farfa. Ha paura della sue temerariela, crede che ne possa persino morire. Non si consola all'organo della splendida abbazia benedettina, che suona per i solitari o per i convenzionali dei matrimoni e delle Prime Comunioni. Si consola ascoltando muische jazz - le solo trasmissioni intellegibili, comunque le preferite - da una radiolina di plastica che gli ha pretato una guardia di (Polizia di Stato). Abbiamo scoperto e avventurosament violato il suo rifugio. Il nostro fotografo Rino Barillari lo ha sorpreso com il tele mentre era assorto in una interminabile malinconia elioterapica, al solo di una palazzina del campo profughi, lo sguardo costantemente fissonel vuoto, le lunghe mani affusolate tra la chioma bruna da capellone pettinato e con il viso pulito, in atteggiamento smarrito e mesto. Accanto, gli facevano la ronda cinque poliziotti con il mitra e lórdine di non lasciario un instante, di sparare a vista a chi si avvlecina senza autorizzazione. Yuri parla soltanto russo e mastica un po' d'inglese. I suoi guardiani neppure quello Comunicano a segni. Lui fa il gesto dir manglare, e gli portano il pasto. Foto pag. 17 Quattro immagini de Yuri Jegorov sorpreso con il teleobiettivo all'interno del campo profughi di Farfa, in Sabina. il giovane pianista sovietico, come documentano anche le nostre foto, è guardato a vista dai poliziotti, che hanno l'ordine di sparare contro chi si avvicini senza autorizzazione. L'esule teme di essere ucciso e, con l'asilio politico, ha chiesto al nostro Paese anche di essere protetto giorne e notte. Cinque aganti di Pubblica Sicuressa si alternano all sua sorveglianza. Prigioniero volontario al campo profughi di Farfa sabina. Teme la < vendetta > del KGB Oggi ci sono gli spaghetti. Yuri fatica ad infilarli, e finalmente sorride, ma d'imbarazzo. Lui fa il gesto di bere, sopraftutto quello, e gli portano un altro boccale die bianco sabino. Lui fa il gesto di fumare, e lo fa piu spesso di tutti, e gli prtano le < Nazionali >. Passa le sue giornate cosi. E' arrivato il 19 maggio mattina, due giorni dopo la su fuga de Bresica, in jeans, maglietta e scarpe di pezza, a bordo di una < Giulia > della Questura di Roma, senza un soldo e un futuro sicuro. Era gia un rifugiato politico, ma tutto particolare. Perche era un russo. < quel > russo, Nessuno doveva sapere che era arrivato. E difatti, ufficialmente, ancora non lo sa neppure il vice questore Marini, il direttore del campo profughi che lo ha preso in forza, che deve proteggerio e nasconderio. Non lo ha < assunto > con il suo nome nel registro dei presenti, attualmente appena 27 sui tre o quattrocento che il cenro di raccolta puo ospitare di raccolta puo ospitare: quattro unggheresi, un tedesco dell'Est, sei arabi, un greco, un altro russo (ma un russo ebreo, che è ritornato da Israele) e il resto per lo piu africani variamente oriundi, negri squattrinato e sbronzoni, che fanno la dannazione e sovente anche le risse degli abitanti di Farfa. Quando gia avevamo le foto e sapevano di lui quasi tutto, abbiamo chiesto al dott. Marini del suo cliente piu importante e scomodo. E' stato costretto a negare persino di averlo mai sensito nominare. Perche? Attorno alla fuga di Yuri Jegerov si sta creando (O si tenta di sgonfiare) un misterioso e probabilmente poco edificante caso umano e politico. Hanno anche insinuato, prima che la su vicenda fosse affogata in un silenzio mafioso o quanto meno in un riserbo assolutamente innaturale in Italia, che il pianista sovietico.. anziche la liberta, avesse scelto l'ambigue amicizia di un ejebo. Un belga di origine slave, Dionigi Dussart, era stato visto con lui a Brescia. E' stato il < palo > che lo ha aiutato a scappare. Si è spettegolato su quella solidarieta, che invece siamo in grado di chiarir: Dionigi Dussart è il cugino di una ragazza, olandese di cui Yuri è innamorato dall'anno scorso (la conobbe nel '75 a Bruxelles) e che or egli vorrebbe raggiungere se non temesse per la sua vita e non fosse costretto ad aspettare giorni migliori. Certe cose si sanno. Un campo profughi è come un carcere o una caserma: radiogavetta trasmette piu notizie di quante non ne conoscano gli interessanti. A Farfa c'è anche (è uno dei quattro profughi ungheresi), un pastore protestante, il reverendo Toke Loszlo. Lui, che quel distinto giovanotto vestito male era Yuri Jegerov, l'ha saputo ancopra prima della guardie incaricate di sor vegliarlo giono e notte. Aveva una bibbia tradotta in russo e gliel'ha subito mandata. E' il solo libro che il musicista russo legge e rilegge, quando non medita triste prendendo il sole sui gradino della palazzina numero 5 (tre stanze piu servizi tutte per lui) e non si esercita in una ossessiva ginnastica articolare, le lunghe dita delle due mani sempre in movomento aereo per allenarsi in inafferrabili accordi senza pianoforte un solfeggio mimico stralunato, che lo fa passar per malto presso i suoi angeli cusodi con il mitra. Yuri Jegerov è un esiliatio piu ostico degli altri, Politicamente, è una grossa grana. Probabilmente l'Italia ha fretta di scaricarlo a qualche altro Paese, magari il Belgio del suo amica Dussart o l'Olanda della sua fidanzata, se non proprio di restituirlo all'URRS. Per questo è stata presa alla lettera, e con uno scrupolo italiano cosi inconsueto e assiduo da sembrare tedesco, la richiesta di protezione assoluta e ininterrotta supplicata dal profugo nel momento in cui ha domandato asilo politico al nostro Paese ancora libero. La protezione è anche segretezza, e in segreto, alla chetichella, si possono fare sempre tante cose in Italia, e tante ne sono state gia fatte. Youri Jegerov teme per la vita e ha gia rifiutato la visita dei diplomatici russi a Roma, convinto che fossero aganti del KGB? Urge proteggerlo e difatti to progeno Ma, proteggendolo sviano anche le attenzione sul suo dramma. Nessuno sapeva che era a Farfa, e tutti avevano indirizzato altrove (al campo profughi di Latina, al centro di smistamento di Trieste, persino in un ovviamente segreto appartamento romano) i per altro rari giornarlisti curiosi. Yuri Jegerov non è un esule cileno, ne spagnollo: è un < rinnegato > sovieco. Se di lui so sa poco non è una gran lacuna. E' facile comprendere che le autorita sovietiche, questa volta, si sentano particolarmente scornate. Oltre tutto, la fuga del pianista è avvenuta in concomitanza con quella, non meno clamorosa e non meno clamorosa en non meno dimenticata, del regista Serghiei Karessev, appivato e sparito a Cannes per il festival del cinema. Mai a Mosca sospettavano nel ventiduenne astro nascente dell concertistica, ne un ribelle ne un potenziale dissenziente. Yuri era stato sempre docile e silenzioso. I suoi pruriti non l'aveva intuiti nepture qualcuno dei tanti intellettuali russi rifugiatisi inOccidente. Politicamente era uno sconosciuto. O meglio , un remissivo. Semmai del regime. Il < Gosconcert > ne aveva fatte un suo spartito viaggiante, e lo lasciava andare allestero senza pertocolari precauzioni. Per il festival de Brescia e Bergamo, lo aveva designato come suo rappresentante ufficale. Per interpretare Shostakovic, gli organizzatori avevano invitato altri escutori. Nel 1974 il giovanissimo pianista aveva vinto a Parigi il premio < Marguerite Long > e l'anno scorso a Bruxelles il promio < Regina Elisabeth >, due dei gia numerosi riconoscimenti che l'artista aveva ottenuto un po per talento proprio, a un po' anche per il patrocinio statale di cui il suo talento godeva. Evidenemente, pero, un artista non vive di soli premi. Puo persino sognare la liberta e, magari, la possibilita di scegliere autonomamente tra i propri interessi culturali. Allorché Yuri Jegerov so presento alla Questura di Roma dopo essere sceso dat treno su cui a Brescia l'aveva fatto alire il suo amico belga e domando asilo politico, si senti chiedere di che cosa egli si lementasse, viisto che non era mai stato perseguitato. Per ottenere asilo politico da un Paese libero occorre difatt, secondo le convenzioni internazionalo, dimostrare che si è schiavi in quello proprio. il pianista racconto che, a Mosca, il < Gosconcert > gli imponeva anche la scelta del repertorio, gli autori, le occasioni e i tempi delle esecusioni. Non è un motivo sufficente, per un musicista, di sentirsi defraudato del proprio estro? A un africano del campo profughi di Farfa l'ospite segreto èriuscito a spiegara in inglese, urlandogli a distanza la sua voglia di parlare, che ha paura di essere ucciso, e per questo gode di tanti riguardi e soffre di tanta solitudine. Dicono che ci sono anche assaggiatori del cibo che gli viene portato alla palazzina. Forse sono fantasie, Sicuramente il KGB per quanto irritato possa essere con il < tradittore > e per quanta rossezza i sovietici siano soliti mettere nelle loro irritazioni, non ha interesse ad amplificare con un avvelenamento un caso che si stava afflosciando da solo. Riprendersi il fuggitiva pero si, guesto lo vorrebbe Certi peccati vanno puniti in temp prima che altri possano essere indotti in tentazione. La chiesa comunista continua ad essere controriformista in Russia. Ma per Yuri Jegerov essere restituito, o trafugato eguivarrebbe ad esssere avvelengto. L'altro giorno è stato visto uscire dalla palazzina per la sua ora d'aria di carcerato volontario agitando con una mano la Bibbia del reverendo ungherese e con l'altra mandando un bacio al sole mentre i mitra dei poliziotti sue guardie del corno lo proteggevano non tanto da probabili carnefici, quanto da possibili curiosi. E' stato il sua solo gesto di felicita palese. Poi è tornato ad immalinconirsi ad ascoltare dalla radiolina musica jazz une delle tante musiche pagane che il a < Gosconcert > non gli lascerebbe mai mettere in repertorio. Francobaldo Chiocci. Translation Translated using translation software (edited by Wimmo) We discovered refuge Jegerov The Russian pianist who fled from Brescia fears for his life. He is << prisoner >> at the Farfa camp, look at sight night and day by armed guards and registered under a false name - A << political quarrel >> that Italy is in a hurry to unload - Three forbidden loves: freedom of a woman, jazz - one reading: the Bible of a Protestant pastor. Photo page 1 The Russian pianist Yuri Jegorov at the Farfa refugee camp; in the foreground, the radio from which he is listening to jazz music (Photo by Rino Barillari). From our special correspondent. Farfa Sabina, 2nd June. Two secret and still forbidden loves: a woman and freedom. There was also a third, jazz. All loves for the moment unattainable. Yuri Jegerov - the young pale pianist who came from Moscow and eclipsed himself in Brescia on the evening of May 17th last in which he had to perform his favourite Dimitri Shostakovich at the << Teatro Grande >>, and at the XIII International Festival directed by the master Agostino Orizio there was much expectation for his debut because the guest was not an invited guest of the Italian organizers, but a representative of the official Soviet Culture and for it of that << Gosconcert >> which is a bit the Soviet of Russian musicians - and an unfortunate prisoner of himself and introverted romantic hero. He is hidden in Sabina in Farfa. He is afraid of his recklessness, he believes he even can die of it. He is not consoled by the organ of the splendid Benedictine abbey, which is used for the solitary or for conventional marriages and First Communions. He does enjoy listening to jazz music - the only intelligible broadcasts, he prefers - from a plastic radio that was lent to him by a guard of the State Police. We discovered his retreat, this in an adventurous way. Our photographer Rino Barillari surprised him to take a photo while he was absorbed in an endless melancholy, alone in a building in the refugee camp, his eyes constantly fixed on the emptiness, the long tapered hands between the combed brown hair and clean face, in a bewildered and sad attitude. Beside him five policemen with a machine gun, the other to do not leave an instant, to shoot on sight to those who approach without authorization. Yuri speaks only Russian and chews a little English. His guardians do not even communicate with signs. He makes the gesture saying he likes to eat, and they bring him a meal. Photo page 17 Four images of Yuri Jegorov surprised, taken with a telephoto lens inside the Farfa refugee camp, in Sabina. The young Soviet pianist, as our photos also document, is watched by policemen, who are ordered to fire at those approaching without authorization. The exile fears being killed and, with political asylum, has asked our country to be protected day and night. Five agents of the Pubblica Sicuressa take turns with his surveillance. Voluntary prisoner in the Farfa Sabina refugee camp. Fears "revenge" of the KGB Today there's spaghetti. Yuri has trouble eating them, and finally smiles, but it is embarrassingly. He makes the gesture of drinking, above all, and they bring him another mug of Sabino white wine. He makes the gesture of smoking, and he does it more often than anyone else, and they give him Nazionali cigarettes. He spends his days like this. He arrived in the morning of May 19th, two days after his escape from Bresica, in jeans, T-shirt and rag shoes, in a < Giulia > police car of the Rome police headquarters, without a penny and a secure future. He was already a political refugee, but a very special one. Because he was a Russian. <that> Russian, Nobody had to know he had arrived. And in fact, officially, even the deputy commissioner Marini, the director of the refugee camp who took him by force, who does not even know how to protect and hide him. In the register of those who are present, currently only 27 out of three or four hundred, he could not assume that his name that the collection censorship could accommodate the collection: four Hungarians, one East German, six Arabs, one Greek, another Russian (but a Russian Jew, who returned from Israel) and the rest mainly Africans to varying degrees Oriental, penniless and drunk, who make the damnation and often the fights of the people of Farfa. When we already had the pictures and they knew almost everything about him, we asked Dr. Marini of his most important and difficult customer. He was forced to deny that he never felt like calling him. Why? Around the escape of Yuri Yegerov a mysterious and probably unedifying human and political cause is created (or attempted to deflate). They also insinuated, before the affair had drowned in a mafia-like silence or at least in a completely unnatural reserve in Italy, that the Soviet pianist ... had chosen the ambiguous friendship of an ejebo instead of freedom. A Belgian of Slavic origin, Dionigi Dussart, had been seen with him in Brescia. He was the "pole" that helped him escape. He gossiped about that solidarity, which we can clarify: Dionigi Dussart is the cousin of a Dutch girl, whom Yuri has been in love with since last year (he met her in Brussels in '75) and whom he would now like to reach if he didn't fear for his life and was not forced to wait for better days. Some things are known. A refugee camp is like a prison or barracks: a radio shuttle broadcasts more news than the interesting people know. In Farfa there is also (he is one of the four Hungarian refugees) a Protestant pastor, Pastor Toke Loszlo. He, the distinguished young man who was badly dressed, was Yuri Jegerov, knew it even before the guards in charge of watched over him day and night. He had a bible translated into Russian and immediately sent it to him. It is the only book that the Russian musician reads and re-reads, when he does not meditate taking the sun on the stairs of the building number 5 (three rooms plus services all for him) and not an obsessive joint gymnastics, the long fingers of the two hands always in the air to train in elusive chords without a piano simulating a solfège stralunato, leaving him over for malt on his angel kusodi with machine gun. Yuri Yegerov is a more difficult exile than the others, politically it is a big exile. Italy is probably in a hurry to send him to another country, perhaps Belgium from his friend Dussart or the Netherlands from his girlfriend, if not to send him back to the URRS. That is why the request for absolute and uninterrupted protection was taken literally, and with an Italian scruple that is so unusual and persistent that it looks like he is German, as the refugee argued when he still applied for free political asylum in our country. Protection is also secrecy, and secretly, on the label, you can always do a lot of things in Italy, and a lot has already been done. Did Youri Jegerov fear for life and have already refused Russian diplomats' visit to Rome in the belief that they were KGB agents? It is urgent to protect him and in fact to make progress. But to protect him, they also divert attention to his drama. That is why the request for absolute and uninterrupted protection was taken literally, and with an Italian scruple that is so unusual and persistent that it looks like he is German, as the refugee argued when he still applied for free political asylum in our country. Protection is also secrecy, and secretly, on the label, you can always do a lot of things in Italy, and a lot has already been done. Did Youri Jegerov fear for life and have already refused Russian diplomats' visit to Rome in the belief that they were KGB agents? It is urgent to protect him and in fact to make progress. But in protecting him, they also divert attention to his drama. Nobody knew that he was in Farfa, and all of them had gone elsewhere (to the Latina refugee camp, to the sorting centre in Trieste, even in an obviously secret Roman apartment) the other rare curious journalists. Yuri Jegerov is neither a Chilean exile nor a Spaniard: he is a < renegade > Sovieco. If I don't know much about him, it's not a big gap. It is easy to understand that the Soviet authorities, feel particularly put off this time. Moreover, the pianist's escape took place at the same time as the no less sensational and no less forgotten escape of director Serghiei Karessev, who had disappeared in Cannes at the film festival. Never in Moscow, in the twenty-two-year-old rising concert star, people suspected either a rebel or a potential opponent. Yuri had always been docile and quiet. None of the many Russian intellectuals who had sought refuge in the West felt his itch. Politically, he was a stranger. Or rather, a submissive. If anything, from the regime. The < Gosconcert > had made it his travel score, and had him go abroad without protocol precautions. For the Brescia and Bergamo festival, he had appointed him as his official representative. To play Shostakovich, the organizers had invited other participants. In 1974 the very young pianist in Paris won the <Marguerite Long> prize and last year in Brussels the <Regina Elisabeth> prize, two of the many prizes the artist had received a little for his own talent, a little 'also for the patronage of the state that enjoyed its talent. However, it is clear that an artist does not only live on prizes. He can even dream of freedom and maybe even the possibility to choose his own cultural interests. Yuri had always been docile and silent. Not one of the many Russian intellectuals who had who had fled to the West felt his needs. Politically he was a stranger. Or rather, submissive. If anything, from the regime. The < Gosconcert > had made a travelling schedule on its own, and had him go abroad without protocol precautions. For the Brescia and Bergamo festival, they had designated him as his official representative. This to play Shostakovich, the organizers had invited other participants. In 1974 the young pianist had won the < Marguerite Long > award in Paris and last year in Brussels the prominent < Regina Elisabeth >, two of the many awards that the artist had obtained a little because of his own talent, and also a little a for the state patronage that he as talent enjoyed. Of course, however, an artist does not live on awards alone. He can even dream of freedom and, perhaps, the possibility of choosing among one's own cultural interests. When Yuri Jegerov introduced himself to the police headquarters in Rome after he got off the train with which his Belgian friend had let him off in Brescia and applied for political asylum, he was asking himself what he was talking about because he had never been prosecuted. In order to obtain political asylum from a free country, it is necessary, according to international conventions, to prove that one is a slave in one's own country. The pianist tells the story that in Moscow the < Gosconcert > also imposed on him the choice of repertoire, the composers, the concert halls and dates. Is it not enough for a musician to feel cheated by his own creativity? To an African in the Farfa refugee camp, the secret guest was able to explain in English that he longed for his desire to speak, that he was afraid of being killed, and therefore he enjoyed so much respect and suffered so much loneliness. They say there are also tasters of the food that is brought to the building. Perhaps they are fantasies, the KGB is certainly as irritated as the < traitor > and how blatantly the Soviets put them in their irritations, has no interest in amplifying a case that was sagging on its own with poison. To take the fugitive back, but yes, guesto wants certain sins to be punished in the storm before others can be tempted. The communist church remains a counter-Reformed church in Russia. But for Yuri Jegerov to be returned, or stolen, would be a poison. The other day he was seen leaving the building for his hour of volunteer inmate air waving with one hand the Bible of the Hungarian Reverend and with the other sending a kiss in the sun while the machine guns of the policemen his guards protected him not so much from suspected executioners, as to possible curious people. It was his only gesture of open happiness. Then he went back to listening to jazz music from the radio, one of the many pagan music that the a would never let him put into < Gosconcert > repertory. Francobaldo Chiocci
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